Il Monte Viglio (2156 m) è la cima più elevata dei Monti Càntari, posta nella sua porzione centro-settentrionale.
Ubicato fra Lazio ed Abruzzo, a cavallo fra la provincia di Frosinone e quella dell'Aquila, confina a nord con i Cantari, ad est con la Val Roveto, a sud con il Monte Pratiglio e ad ovest con la Val Granara (su cui si affaccia con il precipite versante occidentale).
Dalla cima è possibile osservare il panorama sul bacino del Fúcino e la catena del Velino-Sirente ad est, la Maiella e i Monti Marsicani a sud-est, sulla Ciociaria ad ovest, sui Monti Ernici a sud e sui Monti Simbruini a nord.
La catena dei Monti Càntari ha una lunghezza molto limitata, estendendosi per poco più di dieci km dal comprensorio di Campo Staffi a quello di Campocatino. Buona parte di questa estensione è occupata dal territorio del Monte Viglio.
Le vie normali di salita procedono da nord oppure da sud, cioè lungo i crinali. Nel primo caso, cioè nella scalata da nord (Valico della Serra - Fonte della Moscosa) si procede dopo la fonte fino alla Madonnina di Monte Piano (1838 m), oppure direttamente verso i Monti Cantari, una serie di cime senza nome (1992 m, 2050 m, 2088 m, 2103 m). Di qui, si ridiscende a una sella fra l'ultimo dei Cantari e il Gendarme del Viglio (2113 m), superato il quale non resta che scalare l'ultimo tratto fino alla vetta (2156 m).
D'inverno questo percorso presenta difficoltà alpinistiche. Nella sella fra i Cantari e il Gendarme, verso la Val Roveto, vi sono cornici di neve da cui bisogna tenersi a distanza di sicurezza e che possono risultare insidiose in caso di nebbia; sotto la vetta, da nord, si formano cornici anche molto affilate, che sporgono pericolosamente stavolta verso la Val Granara, affacciandosi su antichi circhi glaciali. Lo stesso passaggio del Gendarme richiede molta cautela, in quanto è notevolmente esposto; può risultare troppo rischioso in caso di neve fresca senza tenuta (d'altro canto aggirarlo potrebbe risultare, oltre che faticoso, ugualmente se non più pericoloso). Infine sulle pendici del Monte Piano vi sono grotte di origine carsica che, nella stagione invernale, potrebbero anche trasformarsi in una sorta di trappola.
Da sud (Campocatino - Monte Femmina Morta - Monte Pratiglio) il Viglio presenta un altro genere di difficoltà. Richiede, infatti, il superamento di un percorso molto lungo e coperto per buona parte dal bosco. Soprattutto al ritorno la direzione da seguire può risultare incerta perché il sentiero, ancora in anni recenti (2003), risultava segnato in maniera insufficiente (segni sbiaditi, radi). Comunque, il percorso da sud procede da Campo Catino al Monte Crepacuore (1997 m), quindi al Monte Femmina Morta (1720 m); superata questa montagna, il sentiero discende rapidamente e si inoltra nella faggeta; procede a lungo fino a piegare ad ovest e risalire al Monte Pratiglio (1884 m) e, infine, alla vetta del Viglio. Da Campocatino si può cogliere, in un bel colpo d'occhio, quasi tutta l'estensione del percorso.
È anche possibile compiere la traversata completa dei Monti Càntari, da Campocatino al Valico della Serra S. Antonio, ma in questo caso conviene prevedere una organizzazione logistica ad hoc che consenta di trovare un veicolo alla fine del percorso per poter tornare in auto dall'altra parte della catena. In ogni caso una traversata del genere richiede un buon allenamento e un'intera giornata di cammino.
Esistono anche altre vie - alpinistiche - che salgono direttamente e più facilmente d'estate dal paese di Filettino o dalla Valle Granara o anche dalla Valle Roveto, ma risultano piuttosto pericolose d'inverno, a causa del rischio di valanghe, i cui segni sono ben visibili e piuttosto impressionanti (ad esempio nella faggeta della Valle Fura, sul versante occidentale della montagna). Queste vie vanno affrontate con grande cognizione di causa e studiate con cura nei mesi invernali, mentre d'estate diventano delle passeggiate su sentieri ben segnalati.