Pensieri e Istantanee di Francesco Mancini

... dove un sogno è ancora libero

Venerdì, 08 Dicembre 2017 00:00

Con lo Spirito ZEN di Giuseppe Munafò e i Lupi di Malafede sugli over 2000m della Majella

8 Dicembre 2017 - OVER 2000M SULLA MAJELLA CON LO SPIRITO ZEN di Giuseppe Munafò E I LUPI DI MALAFEDE Mirko PastoreCarlo Baldinacci e Fabio Bertoldi - Percorsi Km 14 e dislivello salita 1250m - Palena Museo dell'Orso (CH) 780m, S.Antonio 878m, Marconi 1022m, Piana di Sant'Antonio 1180m, Vallone Cocci 1300m, Base Funivia Dismessa 1400m, Ruderi Stazzo Vallone 1500m, Guado di Coccia 1674m, Serra Carracino 2022m, Serra San Nicola 1799m, Vallone Cocci 1550m, Base Funivia Dismessa 1400m.

Nel mio continuo peregrinare fra le anime dell’Appennino non poteva mancare Giuseppe Munafò di Vasto (CH) individuato, come molti di noi, tramite quel grande contenitore di notizie chiamato Facebook, ovviamente nel settore di Montagna.

Completato il mio progetto di raggiungere TUTTE le Cime dell’Appennino fra i 2000m ed i quasi 3000m del Gran Sasso D’Italia ora posso ricominciare daccapo ma con scopi diversi e altrettanto belli quali quelli di incontrare dal vivo i tanti appassionati di montagna con cui mi sono confrontato in questi anni.

La prima volta che ho visto in foto Giuseppe Munafò è stato nel 2016 accanto ad una mia amica montanara del CAI di Vasto la cara Angela Iacovitti.

Il 10 Marzo del 2013 infatti, partito da tempo il mio progetto di raggiungere TUTTE le Cime dell’Appennino, ero alla scoperta di questo settore della Majella chiamato Majella Sud, che con 2 cime come il Porrara ed Ogniquota, era a me sconosciuto.

Per questo motivo contattai l’allora Presidente del CAI di Vasto accompagnatore quel giorno sui 2137 metri del Monte Porrara ancora innevato per aggregarmi a loro in questa salita.

Fra le varie persone che conobbi quel giorno ce ne furono 3 con cui feci maggiormente conoscenza come Angelica Sabatini (ora della Segreteria del CAI di Vasto), il fotografo Pierluigi Valerio (ora addirittura del Consiglio Direttivo), ma in particolar modo mi colpì proprio Angela Iacovitti.

Come le scrissi quasi 5 anni fa la Sua positività, solarità, il suo sorriso contagioso e allegro unito ad una diversa sensibilità mi avevano colpito e non è un caso che a distanza di 5 anni siamo rimasti in contatto, a conferma di una volontà da parte di entrambi, a non voler dimenticare quella  bella giornata passata insieme.

Ma così è la montagna quando le persone si ritrovano caratterialmente.

Vedere quindi Angela accanto a Giuseppe mi aveva colpito molto anche perché Giuseppe Munafò di certo non passa inosservato anche solo in fotografia.

Probabilmente perché amico di Angela e anche montanaro nel Febbraio del 2016 Giuseppe mi chiede l’amicizia ma in realtà è da Giugno di quest’anno che il mio rapporto epistolare si materializza con più costanza.

Nella mia veste di Esploratore degli “ Animi dell’Appennino “ Giuseppe Munafò si caratterizza per un atteggiamento, sia a parole che nelle fotografie, completamente diverso dalla media.

Mi ha colpito in questi 2 anni il Suo approccio disinteressato a ciò che pensano gli altri e anche dei suoi modi di fare così anticonformisti e legati ad una concezione della vita così diversa da molti.

Il Suo modo di presentarsi al mondo è così semplicistico e gioioso che ispira immediatamente simpatia ovviamente per coloro che non si fermano alle apparenze.

Mi piace citare qui alcuni dei Suoi pensieri così da far capire meglio il Suo intendere la vita:

“ L’Amore è tutto ciò che ci illumina e ci ristora. Ci siamo Noi in ogni riflesso di questo spazio e il Cielo ci ascolta quando ringraziamo quella Eternità che genera e contiene tutti i nostri Sogni “

“ Ho sentito il Tuo respiro dentro al mio, ho compreso che tutto ha un senso e non ho più paura di niente ed ho meraviglia per ogni attimo di vita “

Tutta la Sua vita vuole che sia contornata dalla pace, dalla gentilezza, dal sole, dalla natura più vera, dalle pietre in sintonia con la vita.

Il Suo pensiero è quello dello ZEN ed è proprio uno dei motivi che mi ha portato a vivere Giuseppe Munafò in un ambiente quanto più vicino a questo modo di pensare come la montagna.

Da un articolo di Kira Vanini ho approfondito che “ Zen è la pronuncia giapponese del carattere cinese “Chan” (禪), che a sua volta è la traduzione del termine sanscrito “Dhyana“.

Il suo significato letterale è “visione”, ma viene spesso tradotto anche con “meditazione”, intesa come “stato di perfetta equanimità e consapevolezza”.

La pratica del Dhyana era largamente utilizzata nel Buddismo, nell’Induismo e nel Jainismo per raggiungere l’illuminazione (che a seconda della religione era vista come perfetta purezza mentale, ricongiungimento con Dio oppure apertura del terzo occhio).

Lo Zen, esattamente come il taoismo, non è per nulla semplice da spiegare e comprendere: non si tratta di una filosofia o di una religione, né tantomeno di una tecnica specifica per ottenere determinati risultati.

Zen è una forma mentale, uno stato dello spirito che non ha tempo né luogo e che dipende largamente dalla nostra intuizione.

Il suo scopo è fornirci una via che ci riporti al nostro vero Io, al presente, al “qui e ora”, distaccandoci dalle distrazioni inutili e dagli atteggiamenti mentali che ci isolano dalla realtà.

Secondo lo Zen, eliminando le nostre sovrastrutture mentali e superando l’attaccamento al mondo materiale è possibile arrivare alla Verità Assoluta e viverla nella sua pienezza.

In linea generale, il messaggio è quello di rinunciare alle nostre certezze e all’apparente senso di sicurezza che ne deriva per sfidare i nostri schemi mentali e metterci in discussione come esseri umani.

Uno degli aspetti dello Zen che più confonde chi non lo conosce sono i paradossi: il paradosso gioca un ruolo fondamentale negli insegnamenti dello Zen, in quanto spinge la mente in una direzione diversa da quella a cui è abituata durante la routine. In questo modo aiuta a tenere a bada il pensiero razionale e liberare la creatività e l’intuizione. Indica anche una verità che non può essere razionalmente derivata attraverso l’uso della logica.

Non fatevi spaventare da questi paradossi, in quanto servono proprio a stimolare e sfidare la nostra mente. Ogni riflessione che ne deriva è un passo verso la consapevolezza.

È facile per alcuni di respingere lo Zen catalogandolo come un viaggio mentale privo di significato reale. Queste persone non sono ancora pronte ad affrontare questo particolare livello di sviluppo spirituale, ed è assolutamente accettabile. La strada verso la consapevolezza non va mai affrettata, e se dopo aver letto quest’articolo lo Zen vi sembrerà ancora qualcosa di poco credibile significa semplicemente che non è il momento giusto per accoglierlo nelle vostre vite.”

Proprio per questo motivo, proprio per cercare di capire meglio Giuseppe Munafò l’ho invitato in una uscita decisa all’improvviso nella direzione della montagna della Majella così vicina a Giuseppe.

I Lupi di Malafede scherzosamente chiamati così nelle persone dei Grandi Appenninisti Mirko Pastore, Carlo Baldinacci, Fabio Bertoldi, Gianpiero Tarquini e Claudio Lucarini sono sempre pronti alle levatacce per cui alle 3 di mattina ci si sveglia con la consapevolezza di fare fra i 500 ed i 600 Km in auto in un giorno per raggiungere i nostri sogni.

Viste le previsioni meteo si decide quindi di andare verso il settore morfologico montanaro meno pericoloso e si parte con la destinazione di una montagna da noi già raggiunta più volte come la Tavola Rotonda della Majella ma da un settore inesplorato come la salita da Palena.

Ero salito a Guado di Coccia per i 2400 metri di Tavola Rotonda il 14 Settembre del 2013 insieme a Claudio Cecilia ma salendo da Campo di Giove.

Scopro con mia grande sorpresa che da sopra Palena esiste una funivia ora dismessa che non conoscevo motivo per cui mi sono interessato ed ho scoperto che questa funivia è chiusa dal 2010.

La stazione di partenza della seggiovia, che in un'ora poteva trasportare 450 persone, è a Valle Macchia (quota 1.174 metri), l'arrivo è a Guado di Coccia (1.674 metri). Il dislivello era coperto in 15 minuti.

I problemi della sua chiusura sono da ricercare nei costi di gestione e nelle spese per l’adeguamento che da solo, il Comune, non può sostenere.

Inizialmente l'impianto era gestito dalla Ecoesse, poi il Comune, in associazione con Campo di Giove, avviò due gare di appalto, entrambe deserte, per la gestione degli impianti.

«In seguito», ricorda il sindaco Domenico Parente in una intervista del 2013, «la Sangritana prese in gestione Campo di Giove e noi, nel luglio 2011, la sollecitammo a prendere anche la nostra seggiovia senza però avere risposta. Il problema però» precisa Parente, «non è solo la seggiovia, ma sono tutte le infrastrutture; le strade sono ridotte a una groviera, com’è pensabile che qualcuno si avventuri qui da noi è un mistero, mancano i soldi per fare tante cose, questa è la triste realtà».

Furono comunque fatti negli ultimi anni investimenti come la sostituzione della fune portante (125mila euro) e la costruzione di due paravalanghe in calcestruzzo armato. Il loro costo fu di 150mila euro ottenuti da fondi Cipe. Peccato che la seggiovia è lì ferma ad arrugginire.

Per Noi Appenninisti ovviamente non interessa avere la funivia aperta perché la nostra gioia è salire a piedi per ammirare meglio le bellezze paesaggistiche che ci porteranno fino a Guado di Coccia e poi sempre più su fino all’inizio del secondo impianto dismesso a quota 2022 metri.

Poi la bufera di vento sempre più forte decide di farci fermare ma l’abbraccio in quota con Giuseppe Munafò e la sua conoscenza durante il percorso è la vera Cima raggiunta oggi.

Il tardivo ma gustoso pranzo della giornata ci permette di conoscere i lati invece più " normali " di Giuseppe che in realtà, vissuto più intimamente, non è proprio quello che molte persone (quelle più superficiali) pensano di Lui (ma questa è una mia supposizione).

Certo scoprire che nel 2014 si è prestato ad interpretare Gesù Cristo in una rappresentazione all’aperto nella Pasqua Vastese Ti fa comprendere che Giuseppe è stato, è, e sarà sempre un vero personaggio.

E quando mi dice che l’esperienza più bella è stata quella di vedere che i bambini volevano farsi una foto con “ Gesù “ rimani contento di sentire queste parole dove in fondo la genuinità dei bambini è proprio come quella di Giuseppe Munafò.

Non capisco come una persona come Giuseppe avrebbe potuto integrarsi in una realtà politica, anche se solo locale, quando decise di presentarsi alle Elezioni di Vasto per una possibile elezione come consigliere Lui così diverso credo avrebbe sofferto non poco a confrontarsi con un mondo opposto ma fortunatamente o sfortunatamente così non è stato.

Certo sicuramente non conosco la vera vita passata di Giuseppe Munafò quella più dura, quella più vera, quella più lunga perché in fondo io mi baso solo su quella del Giuseppe Munafò sopra i nostri Appennini.

Ma come gli ho scritto anche se nella vita passata di Giuseppe c’è qualcosa di misterioso che forse nasconde io non lo voglio sapere….voglio che Giuseppe rimanga nella mia mente questo inaspettato personaggio montanaro….mi va bene così.

Non è un caso quindi che Angela e Giuseppe vivono ora insieme avendoli conosciuti entrambi separatamente per cui li saluto con tutto il Cuore sapendo che non sarà facile rivederli presto.

Ricorderò per sempre le parole che mi ha dedicato " Il Club 2000m entusiasmo, passione e un grande cuore. Un gruppo fantastico di persone, di uomini e soprattutto amici di cui Francesco Mancini rappresenta appieno la splendida sintesi. Sono onorato di farne parte ! "

Grazie Giuseppe Munafò...che il Tuo spirito ZEN rimanga in me !!!

Letto 1488 volte Ultima modifica il Sabato, 16 Dicembre 2017 14:30

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