“ Finalmente la conoscenza con il GRANDE, GRANDE e ancora GRANDE Francesco MANCINI “ con queste parole, accanto ad una foto che ci vedeva finalmente insieme, Priska Planinschek mi dedicava una foto il 28 Maggio 2017 in occasione del nostro incontro al Quarto Raduno del Club 2000m dopo aver asceso il Monte di Cambio dei Reatini dalla frazione di Albaneto.
E sì perché non è stato facile riuscire a conoscerci dal vivo con Priska fra il lavoro che mi lascia poco tempo libero, le salite in montagna già organizzate e gli impegni legati al Club 2000m oltre alla famiglia.
Nella esplorazione di Anime dell’Appennino c’era da tanto tempo Priska Planinschek con cui scherzando ci prendevamo in giro in merito alla nostra reciproca classifica di Cime raggiunte del Club 2000m.
Siamo stati per 2 anni sempre uno vicino all’altro, una volta mi sorpassava lei, una volta la sorpassavo Io e scherzavamo tanto su questo bel gioco che molti non capiscono, percependolo negativamente, senza capire invece che è un meraviglioso progetto per conoscere meglio il nostro Appennino.
Era il 5 Luglio del 2015 quando MATILDA, proprio così, Matilda Priska mi chiede l’amicizia su Facebook e da lì le mie prese in giro sul fatto che l’avevo nuovamente sorpassata ma Lei disse “ per 2 mesi l’Appennino è tutto tuo ma attenzione a Settembre tornerò più agguerrita che mai “.
Dentro di me dissi “ ma perché mi dice così ? “… cosa succede in questi mesi ? dove va ? …e perché va via Priska Planinschek proprio Lei che mi dichiarò “ Non esistono cose più belle dell’Appennino “.
Per delicatezza non chiesi nulla ma poi scoprii che durante alcuni mesi dell’anno Priska andava in Alto Adige dove c’è una parte del Suo cuore essendo nata a Corvara.
Corvara in Badia è un comune italiano di 1358 abitanti della Provincia Autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige, il centro più grande della Val Badia, situato a 1568 metri s.l.m. al centro delle Dolomiti.
Il toponimo è attestato dal 1296 come Kurfaer, Curveire, Corfara, Corvera e deriva dal latino corvus (corvo) col suffisso -aria col significato di "luogo dei corvi".
Tra il 1925 e il 1938 il comune si è denominato Ladinia, dove con questo termine si indica genericamente la regione alpina dolomitica dove è storicamente endemica la lingua Ladina, una regione culturale quindi a cui non corrisponde alcun ente amministrativo unitario, che si estende nelle cinque vallate così dette "del Sella": la Val Badia, la Val Gardena, la Val di Fassa, l'alta valle del Cordevole e Cortina d'Ampezzo.
La Lingua Ladina è una lingua retoromanza parlata in Alto Adige (Südtirol), Trentino, Veneto e Friuli-Venezia Giulia derivando dall'idioma parlato dalle popolazioni del Norico rifugiatesi nelle vallate delle Alpi orientali a partire dal V secolo, fuggendo dalle invasioni dei Rugi, degli Avari e degli Slavi.
Proprio in questi luoghi immortalati dal Padre nasce Priska Planinschek nella meravigliosa fotografia che la ritrae correndo nel bosco con la scatola dei RITZ in testa.
Peraltro non è un caso che nella vicina Slovenia il suffisso “ Planina “ dal suo cognome significa tradotto in Italiano “ Montagna “.
Il nome Priska etimologicamente significa Primitiva, di un'altra età, dal Latino.
Storicamente Prisca è una Santa oggi quasi dimenticata dai calendari ma gli Acta S. Priscae, ne fissano il martirio sotto Claudio II (268-270) e la sepoltura sulla via Ostiense, donde poi il suo corpo sarebbe stato portato sull'Aventino nella attuale Chiesa di Roma dedicata proprio alla martire.
Questa mia digressione è stata motivata dal fatto che inizialmente vedendo l’albo degli Appenninisti inseriti mi colpiva proprio questo particolare nome tanto da chiedermi chi fosse veramente questo/a iscritta.
Ci perdemmo un po’ di vista a livello epistolare anche perché quando io avevo più tempo per incontrarla lei non c’era e viceversa.
Ma non mi ero perso d’animo dovevo e volevo incontrarla perché le sue foto e suoi pensieri sul nostro Appennino e sul Club 2000m erano troppo pieni di entusiasmo.
Priska aveva perfettamente capito lo spirito del Club 2000m, lo spirito dell’amicizia e della passione pura e semplice e poi usciva spesso anche con il Gruppo degli Amici del Monte Ruazzo dei miei cari Vincenzo Maggiacomo, Rita La Rocca e Franco Sinapi, per cui, visto l’affetto che nutro verso di loro, doveva essere uguale anche per Lei.
Poi il 28 Maggio l’incontro, le prime parole, la salita e poi la merenda tutti insieme, niente altro che la conferma di quello che pensavo.
Ma Lei partendo di nuovo mi ha donato delle bellissime parole che ho conservato perché aveva perfettamente capito il “ Francesco “ che alcuni conoscono.
Così nasce questa giornata che da prima dell’Alba fino a dopo il Tramonto ho voluto che fosse dedicata solo a Noi e al nostro grande amore per la montagna e l’Appennino in particolare.
Il Monte Tarino raggiunto a quota 1961m è una delle cime dei Monti Simbruini situati quasi al confine con i più elevati Monti Ernici.
I Monti Simbruini (dal latino sub imbribus - sotto le piogge), detti anche Alpi Romane, sono una catena montuosa sita nel Lazio al confine con l'Abruzzo, appartenente al sub-appennino centrale e in particolare al tratto del Sub-appennino laziale.
Confinano a Nord con i Monti Carseolani, ad est con il territorio abruzzese, a sud con i Monti Càntari, ad Ovest con i Monti Affilani e la Valle Latina.
Scorrendo la catena da nord-ovest a sud-est emergono: Monte Calvo (1591m), Monte Autore (1855m), Monte Pratiglio (1421m), Monte Tarinello (1844m), Monte Tarino (1961m), Monte Cotento (2015m), Monte Viperella (1834m).
Salendo per la Cresta Est aleggiava la presenza del mio amico Luigi Nespeca che con il Suo libro “ Il Mio Inverno sui Monti Simbruini “ mi aveva dato il LA a questa salita insieme alla sua Melody.
Da lontano mi sembrava di vedere anche il caro Tommaso Cristiani che saluto con affetto per un Tarino mancato di qualche tempo fa.
Dalla strada provinciale che da Trevi porta a Filettino si prende la stradina che conduce a Fiumata (927m), indicata da un cartello del Parco che segnala le sorgenti dell’Aniene, fino ad arrivare al punto in cui la strada si divide in due rami, nei pressi di un campeggio.
Fin qui si può arrivare anche in macchina poi si prende la strada sterrata sulla destra che costeggia il Torrente Rogliuso (sentiero 693b) e si continua, con tratti in salita e altri in piano, tra i boschi di faggi che di tanto in tanto si aprono su vaste radure.
Si supera il bottino di un acquedotto in disuso e un po’ più avanti si incontra la Fonte della Radica (1169m).
Si prosegue traversando la Valle Forchitto su un sentiero ripido e tortuoso fino al passo di Monna della Forcina (1586m) dove s’incrociano diversi itinerari: a destra si può arrivare a Campo Staffi aggirando il Monte Cotento (2015 m); proseguendo dritti si va alla bella piana carsica di Campo Ceraso (1560m), delimitata dalla Serra San Michele che divide il Lazio dall’Abruzzo; per salire al Tarino (1961m) si continua sul sentiero 693b che piega a sinistra, si addentra nella faggeta e sale fino alla Cima del Tarino.
Chi leggerà questo articolo penserà ad una sorta di lettera di amore ma in realtà è solo il grande amore per la montagna e l’Appennino che può unire le persone che non si conoscono a viversi intimamente raccontandosi reciprocamente le proprie fragilità, le proprie delusioni, ma anche le speranze ed il positivo che deve cercare di prendere il sopravvento.
Sicuramente non sarà facile riuscire a rivedersi in montagna insieme perché gli impegni di entrambi prenderanno di nuovo il sopravvento ma proprio per questo motivo voglio che questa salita rimanga impressa così come il particolare regalo che ho creato appositamente per Priska.
Fra i nostri ricordi quella nuotata insieme in un mare solo per noi e quei muri di foglie scavalcati fra i colori autunnali.
Perché io ha avuto una grande fortuna: sono salito in montagna con quella stessa bambina che correva nei boschi da piccola simbolo di bellezza e purezza dell'animo umano.