Pensieri e Istantanee di Francesco Mancini

... dove un sogno è ancora libero

Domenica, 26 Marzo 2017 00:00

Progetto Alta Quota: Non solo paesaggi ma montagna tecnica sulle pendici del Morretano

26 Marzo 2017 - PROGETTO ALTA QUOTA: NON SOLO PAESAGGI MA MONTAGNA TECNICA SULLE PENDICI DEL MORRETANO: Dopo la teoria una giornata sul campo per testare dal vivo in prima persona manovre di corda, esercitazioni sulla manovra di arresto, progressione in cordata e legature - Un grande ringraziamento per la pazienza infinita e l'entusiasmo dei Maestri Silvio Orazzini, Francesca Granieri con Peter Demuro e lo Staff

 L’Uscita di oggi non era finalizzata alla ricerca di riempire il nostro animo di bellezze paesaggistiche e Cime da raggiungere ma cercare di mettere in pratica gli insegnamenti e suggerimenti che lo staff di Alta Quota ci aveva indicato nei giorni precedenti.

Oggi è stato un grande giorno per me in quanto ho avuto l’onore di fare il viaggio in auto con 2 persone che finalmente, in questo periodo della mia vita, sto vivendo più da vicino.

Erano anni ed anni che conoscevo Silvio Orazzini e Francesca Granieri ma i nostri percorsi di vita non ci avevano fatto incontrare in maniera più profonda e continuativa.

Sono tantissimi gli aspetti che mi colpiscono di questa Coppia ma quello visibile a tutti quelli che li frequentano sono le attenzioni reciproche che costantemente si riservano  come 2 adolescenti al loro primo Amore… è bellissimo !!!

Usciti dalla A24 al casello di Tornimparte si seguono le indicazioni per Campo Felice. Prima di scendere verso la piana di Campo Felice, la strada culmina al Valico della Chiesola (1650m).

Appena prima, sulla destra, è un ampio parcheggio con un pannello informativo e alcuni cassonnetti.

Qui si lascia l'auto e si scende nella valletta sottostante, dove si prende una larga carrareccia in direzione Prato Capito (1552m).

Si risale seguendo la prima deviazione a sinistra verso la valle del Morretano inizialmente boscosa.

Quando la strada giunge a un piccolo pianoro senz'alberi, con un fontanile, si piega a sinistra (senso di marcia) per una evidente traccia che percorre una valletta nel bosco.

 E' l'imbocco della Valle del Morretano vera e propria.

La traccia prosegue sempre evidente seguendo la valle boschiva, salendo molto dolcemente.

 Dopo un ultimo tratto nel bosco si sbuca nell'ampio pianoro che chiude la valle (1815m).

 Il Valico è, a questo punto, in vista. Lo si raggiunge percorrendo interamente, in salita via via più ripida ma mai faticosa, lo splendido piano innevato.

A sinistra le coste scoscese del versante Sud-Ovest del Monte Puzzillo , a destra i pendii della Torricella.

 Arrivati al Valico (1983m 1h30 dalla partenza) si può proseguire per la Cima del Puzzillo (2174m 45minuti circa in più) lungo il  crinale che scende sul valico, oppure raggiungere il rifugio Sebastiani (1h30).

Il Passo del Morretano è fiancheggiato a destra dai profili del Monte Torricella e dai versanti ovest del Monte Cornacchia e a sinistra dal Monte Puzzillo.

E’ proprio sulle pendici di queste montagna che si è svolta l’esercitazione di oggi con la realizzazione di tutti i nodi che citerò qui sotto con la speranza che questo ripasso possa servire.

Il nodo barcaiolo è un nodo bloccante che viene utilizzato per fissare una qualsiasi corda a un punto di ancoraggio.

In arrampicata e alpinismo viene utilizzato, congiuntamente a un moschettone di sicurezza (ossia munito di apposita ghiera), per collegare lo sportivo a un punto di ancoraggio (per esempio ad un chiodo di sosta) durante le manovre di autoassicurazione, di soccorso e, più raramente di assicurazione.

Il barcaiolo è un nodo di facile esecuzione e può essere sciolto senza particolari difficoltà anche se la corda si è bagnata o è stata sottoposta a forte trazione.

 Questo nodo permette altresì di variare agevolmente la distanza tra l'individuo e il punto di ancoraggio, senza tuttavia sciogliere il nodo stesso una volta che esso sia stato eseguito (la qual cosa permette al soggetto di restare autoassicurato durante la regolazione della distanza).

Il barcaiolo non va confuso con il mezzo barcaiolo.

 A differenza del suo fratello maggiore, il mezzo barcaiolo non è un nodo bloccante ma uno strumento di assicurazione dinamica.

Esso permette infatti lo scorrimento dei due capi di corda, in entrambe le direzioni, generando però un attrito che può venire sfruttato come "freno" potenziale dall'arrampicatore o alpinista che svolge le manovre di sicurezza nei confronti del compagno scalatore.

Il nodo Machard (o Klemheist) appartiene alla categoria dei nodi autobloccanti (come il nodo Prusik ed il nodo Bachmann).

Viene di solito utilizzato per l'autoassicurazione dell'arrampicatore o dell'alpinista, per esempio durante le discese in corda doppia.

Può essere eseguito in maniera da essere bloccante in una sola direzione, oppure in entrambe.

 Nel primo caso, si utilizza il nodo con una sola asola (cosiddetto Machard chiuso) nel secondo, lo si esegue con due asole (cosiddetto Machard aperto).

Il Machard può essere utilizzato anche per compiere risalite su corda, in tal caso è opportuno utilizzarne uno collegato direttamente all'anello dell'imbrago e un secondo collegato ad una staffa.

Il suo utilizzo è previsto anche in alcune "manovre di corda", ad esempio nella costruzione di paranchi.

Il nodo Machard viene in genere eseguito con un cordino di diametro variabile tra i 5 e i 10 mm, che viene avvolto su una seconda corda; richiede inoltre l'utilizzo di un moschettone.

Per il montaggio del Machard occorre avvolgere un anello di cordino attorno alla corda (o alle corde) sulle quali deve avvenire il bloccaggio.

Il numero di spire da effettuare per ottenere un buon funzionamento del nodo è variabile, essendo strettamente dipendente dalla differenza di diametro tra il cordino e la corda: minore è la differenza di diametro tra cordino e corda, più numerose dovranno essere le spire.

 Le due asole contrapposte che restano dopo l'avvolgimento possono essere infilate l'una dentro l'altra (Machard chiuso) o essere lasciate appaiate (Machard aperto).

 Il nodo si considera concluso solo quando un moschettone a ghiera va ad agganciare l'asola (o le asole).

Il nodo non sottoposto a carico può scorrere liberamente, con tutte le sue spire, lungo la corda su cui è stato costruito; in caso di forte trazione sull'asola (o sulle asole) chiuse dal moschettone, il nodo si blocca.

Il nodo Prusik, che appartiene alla categoria dei nodi "autobloccanti" (come il nodo Machard), è molto utilizzato soprattutto in campo arrampicatorio e alpinistico.

 La prerogativa di questa tipologia di nodi è quella di entrare in funzione automaticamente quando siano messi in tensione o sotto carico.

Il Prusik, in particolare, ha la caratteristica di essere un bloccante "bidirezionale", ossia di svolgere la propria funzione sia che venga sollecitato verso l'alto, sia verso il basso.

Viene solitamente utilizzato insieme a uno o più moschettoni a ghiera.

Il nodo Prusik, se correttamente eseguito, ha la caratteristica di poter "scivolare" lungo la corda sulla quale è montato, fintanto che non venga sottoposto a forte trazione.

 Nel caso il nodo venga sottoposto a un carico (per esempio il corpo di un arrampicatore o alpinista che vi si appende), le sue spire si stringono (e tanto maggiore è il carico, tanto più si stringono) e bloccano il nodo in posizione.

 Il nodo Prusik può dunque essere utilizzato come bloccante per risalire una corda, oppure per vincolarla temporaneamente ad un punto di ancoraggio.

 Viene altresì utilizzato in alcune manovre di auto-soccorso della cordata (sia su roccia, sia su ghiaccio) e, sebbene sia da preferirgli il nodo Machard, anche come auto-assicurazione durante le discese in corda doppia.

 Per un suo funzionamento ottimale il nodo Prusik dovrebbe essere effettuato con un cordino di diametro notevolmente inferiore rispetto a quello della corda su cui viene eseguito, poiché il principio del suo funzionamento si basa sull'attrito tra cordino e corda: infatti, tanto più simili sono i diametri delle due corde, tanto maggiore risulterà il numero delle spire necessarie a far funzionare correttamente il nodo; ma la gestione, lo scorrimento e lo sbloccaggio di un nodo con un numero eccessivo di spire sono molto più difficoltosi.

Il nodo Prusik può essere eseguito sostanzialmente in due modi. In modo "classico” , disponendo di un anello di cordino chiuso; in modo "infilato", disponendo di un ramo di cordino aperto.

 La realizzazione del nodo in quest'ultima modalità può risultare piuttosto complicata e richiede una buona manualità e una certa esperienza. Viceversa, con l'esecuzione classica ci troviamo di fronte a uno dei pochi nodi arrampicatori e alpinistici facilmente eseguibili (con un minimo di esperienza) anche con una sola mano.

Il cordino è uno spezzone di corda di diametro ridotto (comunemente compreso tra 4 e 9 mm) che, in arrampicata e alpinismo, è utilizzato per specifiche operazioni. Più comunemente, con il termine "cordino" in arrampicata e alpinismo si intende definire un anello chiuso di cordino.

Per la costruzione di un cordino possono essere utilizzati materiali come il nylon, il dyneema o il kevlar.

 Il carico che esso può sopportare, soprattutto nel caso del nylon, varia generalmente in funzione del diametro.

I cordini vengono usati in arrampicata e alpinismo con svariate funzioni: la costruzione di soste, l'allungamento dei punti di ancoraggio, manovre di autosoccorso della cordata e manovre di sicurezza (nodi autobloccanti, quali Prusik e Machard).

Nella comune pratica arrampicatoria o alpinistica, gli spezzoni di corda sono quasi sempre utilizzati "chiusi" ad anello, ossia con i due capi tra loro annodati, utilizzando il nodo doppio inglese.

 Particolare attenzione deve essere prestata alla corretta esecuzione del nodo di giunzione, che costituisce la sezione più debole in tenuta per qualsiasi cordino. I capi che escono dal nodo, per questioni di sicurezza, dovrebbero essere lunghi almeno 10 volte il diametro del cordino (per esempio, in un cordino di diametro 8 mm, i "baffi" che fuoriescono dal nodo dovrebbero essere lunghi circa 8 cm).

Durante l'arrampicata o l'attraversamento di un ghiacciaio i cordini vengono solitamente tenuti a tracolla come gli zaini monospalla, facendo passare un braccio all'interno del cordino, tenendo l'altro invece libero.

Quando non si è in parete i cordini sono utili anche per il semplice trasporto di materiale, quali moschettoni, permettendo così un loro raggruppamento e una più bassa probabilità di perdere il materiale trasportato.

Letto 1487 volte Ultima modifica il Domenica, 02 Aprile 2017 18:42

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