Il Costone che si trova a metà strada nella parte più esterna fra la catena montuosa del Velino e le montagne della Duchessa è una montagna particolare perché la sua parete a Nord-Est è una specie di spartiacque di tutta questa zona.
Sembra quasi che tutti i rilievi che gli sono intorno siano alla sua corte, soprattutto quelli che la circondano, come a comporre una sorta di anello dalla parte del versante Abruzzese.
Molti non sanno che ha 2 elevazioni che la caratterizzano rappresentate dai 2271 metri de Il Costone con la sua caratteristica Croce gialla, proprio sopra alla sella che ospita il famoso Rifugio Sebastiani, e percorrendo tutta la bellissima e dolomitica cresta, sopra la parete di cui parlavo prima, si arriva alla seconda elevazione detta Costone Occidentale a 2239 metri.
Interessante da sapere che tutta questa cresta ha un nome caratteristico e affascinante detto VENA STELLANTE chissà come nacque e da chi questa dicitura.
La Riserva Naturale Regionale "Montagne della Duchessa" che lo comprende ha una superficie di oltre 3.540 ettari con una morfologia dominata dal Monte Morrone (2141m) e dal Murolungo (2.184 m) impressionante bastione roccioso che per oltre 800 metri compie un balzo fino alla Valle di Teve che di fatto divide questa Riserva dai massicci montuosi che compongono tutta la Zona del Velino, infine volgendo lo sguardo a nord-est troviamo il nostro Costone Occidentale (2239m).
All'interno della Riserva si snoda una rete di sentieri per complessivi 57 km, che permettono di salire gli ambienti dell'Area Protetta a partire dalle quote più basse 944m (Cartore) sino ai 2239m del Costone Occidentale passando per il Simbolo della zona che è il Lago della Duchessa posto in una conca carsica a 1788 metri di quota.
Il nome "Montagne della Duchessa" fu attribuito da Francesco De Marchi nel XVI secolo, in omaggio a Margherita d'Austria, Duchessa di Parma e Piacenza e del Ducato di Leonessa e Cittaducale.
Fatta questa piccola premessa devo dire che realizzare questo “ grandioso “ anello in condizioni invernali è stata veramente una esperienza unica anche per un Grande Appenninista come colui che vi scrive che ovviamente è salito su questa montagna tante volte in tutte le stagioni e da tutti i versanti.
Quindi ringrazio sempre gli ideatori rappresentati in questo caso dallo Staff di Alta Quota che hanno realizzato un percorso degno dei Grandissimi Appenninisti.
Ci sono salito, spesso da solo, dalla Valle Amara,dalla Valle di Fua, dal Valico della Chiesola passando per i Prati Cerasuolo, dal Valico della Chiesola passando per il Passo del Morretano, dai Piani di Pezza, dalla Valle del Bicchero ma, raggiunto con questo anello così lungo e peraltro in condizioni pienamente invernali, non mi era mai accaduto.
Mi raccomando per chi deciderà di realizzarlo la massima attenzione con la neve nel punto più pericoloso ed esposto che va dal Costone Occidentale 2239m verso la cresta che porta al Passo del Puzzillo 2073 in quel punto con la neve non si scherza proprio e se ghiacciata si sconsiglia di proseguire ma è preferibile scendere più a valle e prendere il Passo del Puzzillo da dietro sotto.
Attenzione anche alla cresta affilata che dai 2140 metri di Cimata del Puzzillo porta ai 2102 metri del Colletto di Pezza ovviamente parliamo sempre in condizioni di innevamento.
Meravigliose le vedute invernali dalla Cimata di Pezza a quota 2132 metri verso il Piani di Pezza e Punta Trento e Trieste.
Momento più bello in assoluto il raggiungimento con il tramonto del Sole dei 2174 metri della sommità del Monte Puzzillo, con la sua caratteristica Croce in legno, che sembra sovrastare la piana di Centomonti di Campo Felice.
Un saluto particolare ad Ilaria FEDELI e Mauro PANCALDI con cui mi sono piacevolmente confrontato in alcuni tratti del sentiero.
Da solo nel silenzio più assoluto mi sono trovato ad attraversare nel buio più completo illuminato solo dalla luna piena i Kilometri che dalla Miniera di Bauxite portano al Rifugio Alantino con le caratteristiche lucine degli impianti di risalita di Campo Felice che si accendevano dopo il caos Domenicale che fortunatamente io non ho vissuto perché vicino, ma in realtà molto lontano da quel modo di vivere la montagna.