Santo Stefano di Sessanio è un comune italiano di 117 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Fa anche parte della Comunità montana Campo Imperatore-Piana di Navelli. Il territorio del comune rientra nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga costituendone di fatto una delle porte di accesso nella sua parte meridionale. Fa parte del Club dei Borghi più belli d'Italia.
La tesi più accreditata è che il nome Sessanio derivi da una corruzione di Sextantio, piccolo insediamento romano situato nei pressi dell'attuale abitato, probabilmente distante sei miglia da un più importante villaggio romano.
Altra origine potrebbe essere "des six ans", ovvero dei sei anni. I sei anni sarebbero la condanna dei ladri che venivano incarcerati nella rocca del paese. Un'altra origine del nome deriverebbe da "six anni" posto in cui venivano confinati sotto l'impero romano per sei anni i condannati.
Il borgo è situato nell'entroterra abruzzese, nel parte meridionale del massiccio del Gran Sasso d'Italia, al di sotto della vasta piana di Campo Imperatore, in posizione panoramica verso la valle del Tirino da una parte e la bassa Conca Aquilana dall'altra ad una altitudine di poco superiore ai 1200 m s.l.m..
È raggiungibile dalla strada statale 17 svoltando in prossimità di Barisciano o, in alternativa, di San Pio delle Camere, oppure da Ofena-Capestrano. Da nord è inoltre possibile arrivare al paese attraversando Campo Imperatore e superando il valico di Capo di Serre oppure da Vado di Sole (passando poi per Capo di Serre) provenendo da Castelli o Farindola. Una strada secondaria asfaltata raggiunge la parte sud-ovest di Campo Imperatore.
Alcune teorie affermano che Sextantio (sei) farebbe riferimento al villaggio romano di S. Marco, quello di maggior rilievo sull'altipiano aquilano. Le prime notizie documentate relative al territorio di Santo Stefano si hanno nel 760, quando il re longobardo Desiderio donò Carapelle Calvisio al monastero di S. Vincenzo al Volturno.
La storia di Santo Stefano è quindi collegata con quella di queste due località, almeno fino all'XI secolo. L'opera capillare degli ordini monastici determina un aumento delle terre coltivabili, il ripopolamento delle campagne anche ad alte quote, nonché la nascita e il consolidamento di borghi fortificati, tanto più sicuri quanto più in posizione elevata.
La Chiesa Madre di Santo Stefano di Sessanio
Nel 1308 si hanno le prime notizie certe dell'esistenza del borgo fortificato di Santo Stefano di Sessanio. Tra fine XIII secolo e inizio XIV secolo si assiste alla formazione del vasto dominio feudale della Baronia di Carapelle Calvisio, comprendente, tra gli altri, il territorio di Santo Stefano che ricopre un'importante funzione strategica come primo centro della Baronia confinante con il Contado aquilano a controllo del percorso proveniente da Barisciano.
Nel 1474 sotto gli Aragonesi, l'abolizione della tassa sugli animali e il riordino dei pascoli di Puglia consentono un forte sviluppo della pastorizia e della transumanza al punto che in quell'anno Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Rocca Calascio e Carapelle hanno nella dogana di Puglia ben 94.070 pecore.
Costanza, figlia unica di Innico Piccolomini, cede la Baronia di Carapelle Calvisio a Francesco I de' Medici Granduca di Toscana. Ai Medici, dal 1579, queste terre apparterranno fino al 1743. In questo periodo Santo Stefano raggiunge il massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il fiorente commercio della lana "carfagna", qui prodotta e poi lavorata in Toscana e venduta in tutta Europa.
Nel XIX secolo con l'unità d'Italia e la privatizzazione delle terre del Tavoliere delle Puglie ha termine l'attività millenaria della transumanza e inizia un processo di decadenza del borgo che vede fortemente ridotta la popolazione a causa del fenomeno dell'emigrazione. Nel XXI secolo l'antico borgo sta avendo una rinascita, grazie al turismo, incentivato dalla politica dei sindaci che si sono susseguiti, grazie alla volontà dei pochi giovani rimasti che, volontariamente, hanno dato il loro contributo alla pro-loco dalla fine degli anni Sessanta fino ad oggi e grazie ai primi investimenti dei residenti.
Nel 2004 è arrivato in paese un giovane imprenditore, Daniele Elow Kihlgren, di origini svedesi, che ha acquistato una piccola parte del borgo per realizzarci un albergo diffuso ed ha attirato, grazie alla pubblicità, l'interesse di altri investitori, facendo sviluppare in modo considerevole tutte le attività della zona.
Il 6 aprile 2009 il paese è stato colpito dal terremoto che ha abbattuto la Torre Medicea, simbolo del borgo, e alcune abitazioni, danneggiandone molte altre.